mercoledì 24 marzo 2010

Manso

CORRALES


Non dimenticate che il toro è un essere vivente animato, che possiede non solo il suo istinto, ma senza dubbio una propria volontà. In altre parole ogni toro ha la propria personalità.
Ciononostante si può, a spanne, classificarli in alcune categorie: diciamo quattro, per semplificare.

Vi ascolto.

Ecco un primo caso: si apre la porta del toril; passano alcuni secondi; non si vede niente.
Si aspetta un pò...ancora un pò... ed ecco che appare lentamente, avanzando a passi prudenti, esitanti, un toro.
Un richiamo di cappa. Ecco il nostro toro che si mette a trottare qui e là, fermandosi, ripartendo...
Altro richiamo di cappa... l'animale scappa! Gli si corre dietro, certo!
Spazientito il matador avanza, cappa spiegata.
Il toro gira la testa, fugge di nuovo, scorge la barriera, salta.
Ed ecco che i toreri cominciano a innervosirsi. Questo toro bisogna innanzitutto piccarlo.
Matador e peones si applicano a condurlo verso il cavallo, dopo fughe e fughe.
Lo vediamo quasi incollato alla montatura. Il picador era pronto: pianta la sua picca. Ahi!
Sotto la morsa del ferro, l'animale si scuote, agita la testa, e fugge scalciando!
Piccato non lo è praticamente stato e, in ogni caso il castigo non è stato sufficiente.
Nuovi e vani sforzi per ricondurlo al cavallo.
Istruito dall'esperienza, il toro non smette di fuggire. Non c'è verso di fissarlo. Gli fa paura tutto. O invece carica tutto d'un colpo, all'improvviso, sorprendendo i toreri, travolgendoli o agganciando le cappe.
E che lavoro per mettere le banderiglie, a tutta velocità e alla buona, sulla schiena dell'animale.
Suona l'ultimo tercio.
Dove credete che vada il toro? Alla querencia del toril.

Perchè questo toro si è rifugiato vicino alla porta del toril?

Perchè non ha dimenticato che è da lì che è entrato nell'arena. E che prima di attraversare questa porta, si trovava nei recinti con i suoi fratelli, poi in un locale scuro e silenzioso, il chiquero, dove sonnecchiava tranquillo.

E allora cosa fa il matador?

Immaginate innanzitutto la situazione del toro: vicino alla porta del toril, e a poca distanza dalla barriera, che è un rifugio e una protezione, capite?
Il torero?
Lo raggiunge e tenta, con dei richiami di muleta, di attirarlo verso il centro...
Ma, vigliacco! Il toro non ne vuol sapere di allontanarsi dalle assi...
E questo diventa spesso un girare a vuoto finchè il toro decide che ne ha abbastanza.
Lo vedrete allora incollarsi contro la barriera, accontentandosi di agitare la testa agli inviti della muleta... E bisogna che il torero se la sbrighi come può per piazzargli la spada in corpo.

E come chiamate questo toro?

E' il manso totale, il bue da tiro, che non avrebbe mai dovuto arrivare in un'arena; ma d'altronde non ce l'aveva scritto in fronte!
Un toro pieno di difetti...Capita. Buono solo per la carne.

Dite, non dev'essere dunque facile toreare una carcassa simile...

Certo che no! Ed è qui anche che si riconosce il buon aficionado.

In cosa?

Nella sua calma, nella sua indifferenza.
Indignarsi? E di cosa, che il toro è manso. Nessuno ci può far niente. I toreri hanno fatto quello che hanno potuto per tentare di risvegliare una bravura inesistente. Non ci sono riusciti. Non resta altro da fare che tacere e non vedo ragioni di protestare se le cose vanno per le lunghe, se il matador è obbligato a impiegarsi più volte per portare la steccata al toro recalcitrante.
Nessuno potrebbe invidiargli ciò che gli tocca in quel momento, statene certi.
Silenzio e dignità, non c'è miglior modo di testimoniare ai toreri la giusta comprensione, rinforzata dai vigorosi sonori fischi che dovranno inevitabilmente accompagnare l'uscita del cadavere del toro dall'arena.

- da Aficion, de El Tio Pepe -

(foto Ronda - un Domingo Hernandez nei corrales di Arles, 2009)

2 commenti:

Spyros ha detto...

Grazie!!!
Ma ora, precocemente viziati, aspetiamo il seguito...!

Barbie ha detto...

ci vediamo ad arles gigio
ti leggo sempre anche se non si vede
ciao!