I Miura e Arles, si sa, hanno una lunga storia alle spalle: fatta di pomeriggi esaltanti o terribili, di passione e tragedia, amore e rifiuto.
Lunedì si sono ritrovati, e a celebrare il rito c'era tra gli altri José Pedro Prado Martin.
El Fundi.
Un torero.
I tori sono usciti belli, bellissimi, impressionanti: lunghi come vuole la casa e la leggenda, forti, pesanti e agili, con corna spaventose.
Dei Miura, insomma.
Tutti applauditi all'ingresso, e l'applauso regolarmente a seguire un ooohhh di stupore, approvazione, emozione.
L'emozione che danno quei fasci di muscoli, quelle corna maestose e intrinsecamente assassine, quel collo alto e teso, quello sguardo pari a nessun altro sguardo.
L'elettricità che danno i Miura, quando entrano, e inchiodano quello sguardo alla pista.
Davanti a delle bestie così o sei torero o ti conviene sbrigartela e uscire alla svelta dalla plaza.
D'altronde lo diceva già Joselito il Grande: una bronca se la porta via il vento, una cornata rimane a te.
El Fundi lunedì ha deciso di essere torero, come lo decide sempre.
Con i suoi due e con quelli degli altri.
Ha preso il primo toro di Sanchez Vara, che questi non aveva voluto vedere e mettere in luce, e l'ha messo al cavallo con due passi della capa.
A quindici metri.
Il toro è partito, la piazza una polveriera.
Come dare nobiltà e senso, con un semplice gesto, a tutta l'idea di tauromachia.
E con il quarto del pomeriggio, il suo toro, El Fundi ha costruito una faena dura, prima difficile, paziente, esplosa poi in un dominio perfetto del toro e dei terreni.
Ha suonato la musica.
Un'orecchia dalla presidenza, potevano essere due, per me poteva andare a casa anche con il toro intero ma per fortuna non è con i trofei che si misura la grandezza di un torero.
E' stata una corrida de toros, semplicemente.
Una vera corrida de toros.
E quando i picador lasciano la pista con la gente in piedi ad applaudire commossa vuol dire che è successo qualcosa di grande davvero.
Se lo fanno lasciandosi dietro dei Miura così, allora tutto è ancora più importante e alto.
Chi c'era ha vibrato, sofferto, applaudito, trattenuto il respiro e gridato di felicità.
Chi c'era è uscito felice.
Pieno, oltre che felice.
Succede quando si va a una corrida di tori, ed è per questa sensazione di appagamento e rapimento che ancora si torna, ogni volta, all'arena.
Su Campos y Ruedos (qui) ci sono le foto, meravigliose, di quella giornata.
(foto François Bruschet, Campos y Ruedos - El Fundi ad Arles, lunedì 24 marzo 2008)
venerdì 28 marzo 2008
Dei tori e un torero
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