mercoledì 26 marzo 2008

La montera


Non sempre mi piace il gesto di quei toreri che rovesciano la montera, dedicata al pubblico insieme al toro là contro al burladero, e caduta sul lato sbagliato.
Sembra spesso una concessione mediatica, il doveroso e meccanico ripetere e ripetersi del cliché abusato, il torero uomo di grandi superstizioni e l'aficion lì vigile a farne osservare il rispetto.

Altre volte però si percepisce, l'aria elettrica nell'arena, che le cose che stanno per accadere saranno importanti, inevitabilmente importanti a prescindere dal loro esito, e quel gesto è irrazionalmente logico, obbligato, per un'esigenza anche fisica di un ordine necessario, da costruire a priori.

Marco Leal domenica tornava ai tori dopo tanti mesi di assenza, mesi di terapia, mesi di sacrifici e un solo desiderio nei pensieri.
Ha incrociato nell'ovale dell'arena di Arles un ottimo novillo di Palla, l'ha fissato nel rosso della stoffa e quello non se ne è staccato più.
Hanno chiuso il combattimento nello stesso modo, il torero e il toro, con una vuelta applaudita e festeggiata sotto il sole della Provenza, così avaro di sè nei giorni scorsi.

Una decina di minuti prima, con la spada, Leal aveva rovesciato la sua montera.
A posteriori, una buona idea.

(foto Ronda - la montera di Marco Leal, domenica 23 marzo ad Arles)

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