Di Rafael Gomez Ortega, detto El Gallo, già qualche cosa abbiamo detto (qui).
C'è che il libro di Durand (*), già citato in un post precedente, di tanto in tanto riaffiora con le sue storie sghembe e incredibili legate al personaggio, e allora lo si va a riprendere, si sfogliano le pagine color avorio, e si ritrovano gli aneddoti più curiosi, quelli più affascinanti, quelli più romantici.
Personaggio incredibile, El Gallo.
Gitano fino al midollo, imprevedibile, unico.
Di fronte ai tori, codardo e senza volontà nei giorni neri, sublime come nessuno mai prima nei giorni in cui la musa dell'ispirazione lo aveva baciato.
Torero sanguigno, istintivo in ogni gesto e in ogni parola, torero solo di pancia e per niente di testa.
Era superstizioso El Gallo, in un modo totale e totalizzante, e quasi devoto alle sue credenze spesso inventate lì per lì.
Dei tori, era molto preoccupato...del manto.
Del colore, insomma.
Nei Miura, nei Parladé, nel Santa Coloma preferiva e spesso pretendeva il nero.
Il toro di Saltillo lo voleva nero e grigio.
In quello del duca di Veragua apprezzava e cercava il grigio scuro, il nero e al limite qualche nero e bianco.
Gran libro e gran personaggio, c'è da ripetersi.
Si sposa giovane con Pastora, ballerina di flamenco, la donna che lo porterà nel paradiso dell'amore accecante e poi nell'inferno dell'abbandono e della disperazione.
Pastora resterà fino alla fine della sua vita l'ossessione di Rafael.
Un giorno, in una stazione in Colombia, El Gallo vede una donna in mezzo a due uomini.
Crede di riconoscere in quella figura proprio Pastora, insieme ai due preti che li avevano sposati.
Immediatamente, annuncia ai suoi due banderilleros Saleri II e Manuel de la Plaza che non sale sul treno, quello è un presagio di malasuerte, e che domani non potrà toreare a Bogotà.
I due lo convincono, con molta fatica, a salire sul vagone.
Dopo 60 km, il treno deraglia. Ci sono delle vittime, loro sono salvi.
- Non ve l'avevo detto? E' Pastora, con i due preti del matrimonio.
Arriva un treno di soccorso, vi salgono solo dopo le nuove e lunghe insistenze dei due peones.
Due ore dopo, il treno deraglia.
L'anno dopo, sempre più ossessionato dal ricordo di lei, lei che l'ha lasciato spezzandogli il cuore e la vita, è in Peru a Lima, per toreare.
A qualche ora dall'inizio della corrida il suo banderillero Saleri II va a trovarlo nella camera d'albergo.
El Gallo è nervosissimo.
- Cosa succede maestro?
- C'è una mosca in camera. E' Pastora. E' entrata subito nella mia camera. Oggi non toreo, se lo faccio il toro mi incorna di sicuro.
- Ma la plaza è piena, non c'è nemmeno un posto libero. Tutta Lima è venuta a vedervi.
- Va bene allora, posso indossare il vestito da torero solo alla condizione che entri una colomba bianca per salvarmi dalla mosca di Pastora e dal colpo di corna.
E' il caos, ma fortunatamente El Gallo ha attorno a sé gente che sa mantenere il sangue freddo.
Il suo apoderado trova una colomba, in un negozio vicino all'albergo.
Un banderillero sale sul balcone della camera del torero, l'uccello sottobraccio e, intanto che Saleri distrae il maestro, lo lancia nella stanza.
La maledizione è rotta.
El Gallo, impassibile come se nulla di più logico potesse accadere, si in fila nel traje de luces, arriva all'arena, taglia due orecchie e una coda e esce in trionfo.
domenica 22 giugno 2008
Le superstizioni del Gallo
Categoria
Durand,
El Gallo,
Letteratura
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3 commenti:
interesante pero l'aficion hoy quiere otras cosas ,otros hombres y otros toros.
un saludo
bruno
Salve Bruno, giusta osservazione.
Però la vita de El Gallo merita di essere raccontata, anche oggi, e quel libro di Durand lo fa in maniera sublime.
Un saluto
De acuerdo
Allaprossima
Un saluto
Ciao
bruno
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