giovedì 10 luglio 2008

Sono ancora vivo


Lettore del blog fin dalla prima ora, panettiere, amante della buona cucina e non indifferente al fascino del vino, appassionato alla fiesta.
E' il ritratto in bignami di Pietro, simpatico aficionado piemontese a cui si devono le righe qua sotto.
Pietro è stato a Pamplona per San Fermin, Pietro ha deciso di scendere per strada e correre davanti e dietro ai tori, Pietro ha visto poi quei tori al pomeriggio nell'arena, Pietro sogna di tornare un giorno, di nuovo, nella città navarra. Chissà che non ci farà da guida.

"Molte volte mi sono chiesto per quale motivo ero affascinato da questa festa che si svolge al nord-est della Spagna, molte volte mi sono chiesto per quale motivo mi incollavo al televisore ogni 7 luglio quando scorrevano le immagini del primo encierro, molte volte mi sono chiesto cosa mi ha spinto a buttarmi in mezzo a migliaia di pazzi inseguiti da 6 tori, bestioni da 500 Kg e corna affilatissime, e alla fine la risposta è sempre la stessa: in realtà non lo so…

Ho corso due encierro.

Il primo nel 2005, dopo una notte insonne e con moltissima birra in corpo, partendo all’inizio della corsa.
Mi recai alle 7 lungo il persorso, e cosa più mi colpì fu la calma elettrizzante che si respirava, quasi tutti leggevano il giornale che poco dopo avrebbero arrotolato e usato come frusta per spingere i tori verso l’arena.
Poi, pian piano che si avvicinava l’ora X, la gente iniziava a prepararsi: chi pregando in solitario, chi invocando il santo, chi facendo ginnastica.
All’improvviso uno scoppio: i tori erano partiti, e con loro nella via l’adrenalina saliva a livelli da infarto.
La gente iniziava a correre da tutte le parti, ma molti aspettavano, i veri sanfermines sapevano che i tori erano ancora a un centinaio di metri.
I corridori aumentavano, e all’improvviso un’ondata di gente accompagnava i loro “protetti”alla plaza.
Allora via, corro.
Giusto per qualche decina di metri, fino alla plaza dell’ayuntamento dove capisco che i tori sono a portata di corna, quindi scatto di lato e come mi giro vedo le schiene delle bestie già lontane, allora riprendo a correre, e all’Estafeta trovo un tappo di persone, perché ci hanno fermato? chi ci ha fermato? nessuno, semplicemente un toro è a terra a non più di due metri da me, si rialza poi tutti ripartono, e allora di nuovo via verso la fine, quando ad un certo punto un’altra ondata spinge da dietro a metà Estafeta, ma subito notiamo che sono semplicemente due buoi rimasti affaticati indietro.
Arrivato alla plaza de toros la porta era già chiusa e i tori già dentro al corral,quindi me ne vado eccitato a dormire.
Cazzo, il cuore batte a mille per ore, ma quanto è durato??10 minuti?
E i cabestros distanziati a quanto erano, a 300 metri di distanza dai tori??
Assolutamente no, l’encierro è stato molto veloce, meno di tre minuti e i buoi, dalle immagini tv, non erano a più di 30 metri dalla testa della corsa.


E’ questo ciò che rende l’encierro irripetibile, ti distorce la normale concezione del tempo e dello spazio, è una botta di adrenalina che ti eccita a dismisura, un orgasmo indimenticabile.

Nel 2007 voglio ripetere l’encierro, diciamo terminando quello di due anni prima quindi mi piazzo alla fine dell’Estafeta e quando scoppia il razzo aspetto, aspetto, aspetto fino a quando capisco che i tori sono su quella via, quindi parto verao la plaza, mi infilo dentro e mi butto sulla destra e poco dopo, mentre corro verso la barrera, entrano i tori e si infilano nei corral, la gente si abbraccia felice, ma i conti non tornano: i tori erano meno di sei, e pian piano tutti ce ne rendiamo conto.
La porta della plaza che da verso l’Estafeta rimane aperta e il tempo passa.
Ma cosa diavolo è successo??
Poi,all’improvviso decine di poliziotti e di paramedici si fiondano verso l’esterno proprio da quella porta, da dove potrebbero sbucare i tori mancanti.
Dopo un’infinità di secondi ecco spuntare il toro mancante all’appello.

Tornando all’albergo passo per l’Estafeta, e sembra uno scenario di guerra: molte ambulanze lungo la via, decine di medici e infermieri, sangue dappertutto, e addirittura la porta di un palazzo sfondata da un toro di Domecq.

Il giorno dopo si conteranno 2 feriti gravissimi ma per fortuna nessun morto, allora mi chiedo: ma ne vale veramente la pena? non avranno ragione quelli che mi dicono che non mi frega niente della vita se la metto a repentaglio per così poco?
Forse è vero il contrario, che è proprio perché amo la vita che voglio viverla fino in fondo, voglio correre con la morte accanto per sentirmi ancora vivo, voglio vedere la morte infilarsi nel retro dell’arena per poter dire: si,s ono ancora vivo.

Pamplona non è solo l’encierro, questo è certo, ma correre l’encierro lascia un qualcosa di indissolubile dentro di te che ti legherà per sempre a questa città, a questa festa, a questa gente e soprattutto a quei tori…"

note: il primo encierro a cui si fa riferimento è quello di Cebada Gago, dell'8 luglio 2005: pezzo sul Diario di Navarra; il secondo è quello di Marques Domecq, 12 luglio 2007: video dell'encierro, video dei feriti, pezzo su El Pais, cronaca e foto su San Fermin

(foto dell'encierro, drammatico ma fortunatamente non tragico, di Marques de Domecq del 12 luglio 2007)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Muy bien l'article et les photos
Un saluto
bruno

Anonimo ha detto...

Non mi vergogno a dire che anche a me piacerebbe correrlo. Credo che sia una cosa che non puoi spiegare, devi prendere, andare correre senza dirlo a nessuno. Nessuna delle persone che conosco, credo, capirebbe. Ma la voglia di correrlo: sono anni che ce l'ho.