giovedì 12 marzo 2009

Baratero, il figlio


Qui a fianco vedete Dirigente, uno dei sei victorinos selezionati per la feria di Arles: le foto dei tori per pasqua sono qui e , dettaglio di non poco conto, sono tutti di cinque anni.

Quindi proseguiamo e terminiamo, confortati da questa bella immagine, la storia di Hospiciano.
A un anno e poco più dalle sue cornate e da quella corrida sensazionale di Madrid, i tori di don Victorino sono sulla bocca degli aficionados più attenti e informati: il suo nome è associato alla bravura e alla forza di quei fieri animali di origine santacoloma e saltillo.
Ma alla casa manca ancora il toro eccellente che possa lanciare la A coronata nell'olimpo delle grandi ganaderias, che possa far esplodere il nome dell'allevamento nelle orecchie di tutti gli aficionados, che possa portare i fratelli Martin in tutte le grandi ferias.
Uscirà sulla sabbia di Madrid il 10 agosto 1969, col nome di Baratero.

Andres Vazquez aveva preso l'alternativa da alcuni anni quando don Victorino, capendo meglio e prima di altri che i suoi migliori alleati non potevano che essere i toreri, lo invita nell'inverno del 1968 a provare le sue vacche: a dire il vero sono tanti i matador che il ganadero chiama, ma la durezza delle vaquillas sconsiglia, ai già pochi che si arrischiano, una permanenza più lunga di un giorno.
Il giovane Vazquez rimane invece fino alla primavera, dopo aver passato tutti i mesi più freddi e bui a Monteviejo, in una lunga e ininterrotta tienta a tutte le 300 vacche della casa.
Tutte, santacoloma e saltillo.
Palestra migliore non poteva esservi.
Arriva l'estate e l'impresa di Madrid propone al torero, per una domenica di agosto, una corrida di Victorino che in principio avrebbe dovuto toccare ad Antonete, il cui forfait dell'ultima ora però esigeva di tovare un rimpiazzo.
La corrida è mostruosa, tori di sette o otto anni maliziosi e pericolosi, ma Vazquez è reduce da un paio di stagioni opache e non ha tante scelte: stretta di mano, sarà al cartel.

Scherzo del destino, o bacio della fortuna a seconda dei punti di vista.
Quel 10 agosto del 1969 vedrà l'incontro tra un toro enorme e un grande torero, e farà la fortuna di due uomini, uno vestito d'oro e l'altro con in testa la coppola di rigore per ogni ganadero.

Il primo toro che capita in sorte a Vazquez è Granaino, un autentico figlio di satana che terrorizza pubblico e torero.
Vazquez fà quello che può, gli somministra dodici doblones dopo essere stato scaravoltato per aria nel primo tercio: la faena dura pochi minuti, la stoccata è rapida e la fuga dell'uomo altrettanto, Granaino segue il torero fino al burladero con la spada in corpo, e solo poi si accascia.

"Per fortuna - è lo stesso Vazquez che parla - poi venne Baratero, uno dei tori più bravi che io abbia visto, aveva sei o sette anni. Seguiva i banderilleros da un angolo all'altro dell'arena, e io decisi di tentare il tutto per tutto. Baratero prese cinque picche, di quelle di una volta, e ogni volta crescendo in bravura. Mi guardava con un'aria di superiorità incredibile, come se fosse capace di disporre della mia vita, e pure di concedermi la grazia.
Il Rubio di Salamanca, il picador di turno, passandomi di fianco mi disse Maestro, ho dei bambini...Nessun problema, gli risposi, ti pago a carica: ogni metro di carica mille pesetas. Cinque volte il toro venne dal centro, il pubblico in piedi, il picador anche. Arrivando al cavallo Baratero rallentava, abbassava la testa, metteva i reni e spingeva, spingeva. Una cosa incredibile, che romanticismo!
Victorino Martin era in piedi: l'ho fatto scendere in pista e ho brindato a lui quel toro, a lui e al picador.
Poi ho preso Baratero e gli ho dato 19 passi.
Non uno di più, era impossibile. All'uscita di un passo di petto dalla testa alla coda, Baratero alzò la testa e mi guardò negli occhi: sembrava dirmi sbrigati a chiudere. Se vai avanti ancora ti incorno e ti ammazzo.
La gente sui gradini era impazzita, fuori di sé.
Ho avanzato la muleta, armato la spada, puntato: l'ho ucciso piano, quasi al rallentatore.
Baratero è il toro più bravo e noble che Victorino abbia mai combattuto a Madrid.
19 passi! Non me ne ha concesso uno di più, ma quale intensità!
Sei o sette verso l'alto all'inizio, poi tutto il resto a basso, la muleta sempre ben collocata, nella mano sinista. I miei piedi rimanevano nello spazio di un fazzoletto, e il mio cuore batteva a mille.
Baratero è il toro più importante della mia vita, ancora oggi sogno di lui.
Fu un momento di grande spiritualità, di grande intesa tra toro e torero. Madrid partecipò alla comunione e fu quella volta più che mai santuario del toreo. Un tempio.
Ogni passo di muleta era un mondo intero, la resurrezione del toreo. Baratero era protagonista di tutto questo, e gli aficionados gridavano degli olé talmente forti che mi stordivano.
Io toreavo con il cuore, con l'anima, prima avevo sempre sognato una faena come quella e stavo vivendo l'incredibile fortuna di poterla realizzare.
E' stato il più grande momento della mia vita: ancora oggi ho una foto di Baratero sul comodino, tra le mie immagini più care.
Dopo quel giorno avrei anche potuto morire, con Baratero avevo già fatto quanto di più grande si può fare".

Baratero quel giorno fece diventare Andres Vazquez uno dei toreri favoriti di Madrid e Victorino Martin il ganadero preferito da tutta l'aficion, i suoi tori indispensabili in ogni grande feria, il suo nome una garanzia.
Baratero.
Come gli altri tori di quel 10 agosto, Baratero era figlio di Hospiciano, che solo un anno prima aveva piantato otto colpi di corna nel corpo di Victorino Martin.
Mancò per poco di dargli la morte, gli regalò la resurrezione.

(per la storia di Hospiciano e Baratero abbiamo preso spunto da Sous le sable des arènes, ed. Timée-Editions, e dall'opus 15 di Terres Taurines)

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