mercoledì 4 marzo 2009

Perché, son meglio le foto


Tra le ultime nostre letture figura anche questo Les pourquoi de la corrida, un libretto esile e sobrio uscito nel corso della scorsa stagione per i tipi delle edizioni Cairn (*).
Diciamo subito che le quasi ottanta pagine di cui si compone non ci hanno conquistato: l'idea di raccogliere un'antologia di domande sula corrida e di inanellarne le risposte è pur buona, e l'intento pedagogico non disprezzabile, anzi.
Ma il piccolo ciclo di interrogativi, 86 in tutto, si piega presto alle logiche più commerciali cedendo ai richiami della divulgazione fine a sé stessa, non riuscendo a salvarsi dalla deriva settimanaenigmistica: l'impressione a fine lettura, dopo quesiti come "perché la muleta è rossa?" o "perché si dice olè?", è di avere in mano un'edizione monografica e taurina della grandiosa rubrica "Forse non tutti sanno che"...
Insomma, tutte cose che stanno a corollario della corrida e utili a chi vuole soddisfare curiosità superficiali, e comunque già perfettamente conosciute da chi abbia letto anche solo mezza volta Morte nel pomeriggio, per dire.

C'è di buono che ad accompagnare questi imprescindibili perché ci sono le foto in bianco e nero di François Bruschet: normalmente trovate i suoi scatti su Campos y Ruedos, soprattutto tra i reportage dal campo o tra i servizi dalle arene del sud-est.
Abbiamo fatto due chiacchiere con lui sul libro in questione e sulla sua passione per la fotografia taurina.
Ecco l'intervista.

Ciao François, e grazie per aver voluto rispondere a queste domande. Abbiamo terminato da poco la lettura de Les pourquoi de la corrida: ti confessiamo che a nostro avviso la parte meglio riuscita del testo...sono le immagini. Sei l'autore delle foto del libro, ci dici da dove viene l'idea di questa pubblicazione?
Non faccio parte dell'équipe che ha immaginato e realizzato questo progetto. L'idea di questo libro e della sua redazione è interamente merito degli autori. Solo in seguito sono stato contattato da Miguel Darrieumerlou, per conto delle edizioni Cairn: mi hanno proposto di illustrare i testi.
Non sono mai stato, in ogni caso, in contatto con gli autori.

Si è trattato di un debutto o già altri libri con tue foto hanno visto la luce? Sappiamo che pubblichi i tuoi scatti su Campos y Ruedos (con lo pseudonimo di Solysombra, ndr) e sulla rivista Toros, tra le altre cose.

In realtà ho già illustrato alcuni lavori, soprattutto per Pierre Dupuy, a suo tempo direttore di Toros.
Ho anche pubblicato una cinquantina di foto nell'opera Toros - Regarde sur la tauromachie, distribuita da La Renaissance du Livre, casa editrice oggi scomparsa. E poi certamente le mie foto sono sulle pagine della rivista Toros, da ormai una ventina d'anni.

Hai qualche punto di riferimento tra i fotografi taurini? Ed è una pratica ed un'arte che hai coltivato e perfezionato da solo o hai avuto insegnanti e maestri?

Sono assolutamente autodidatta, anche se evidentemente mi sono nutrito delle foto celebri che attraversano la storia della tauromachia, con un interesse particolare per i lavori di Baldemero e Aguayo, e più recentemente per quelli di Michael Crouser, che è uno dei pochi ad aver messo nei suoi scatti una dimensione più stratificata e complessa di quella esclusivamente taurina, senza comunque cadere mai nel manierismo o nel cliché.

Hai fatto tu la selezione delle foto per il libro? C'è tra queste immagini una a cui sei più legato, e perché?

La casa editrice mi ha comunicato un elenco dei temi che avrei dovuto illustrare, e io ho proposto loro delle fotografie prese dai miei archivi: non ho avuto un grande lavoro da fare, per l'occasione. Se dovessi salvare una sola foto da tutto il libro, è quella di questo toro di Baltasar Iban a Madrid che sembra leggere la sua propria necrologia, alla Venta del Batan (i corrales di Madrid, ndr). E' una foto cui sono molto affezionato perché esce dai canoni strettamente taurini, pur essendo collegata inevitabilmente a questa corrida storica durante la quale Cesar Rincon incrociò la strada di Bastonito, il toro in quella foto.

La corrida è un'esperienza del tutto singolare e unica tra le attività dell'uomo: occorre essere aficionado per diventare un buon fotografo taurino?

Sicuramente aiuta sapere cosa succede e quando, qual è il momento migliore per scattare. Però fotografando una corrida la prontezza non è indispensabile, se non nel caso di una cornata o di un batacazo (quando il toro rovescia cavallo e cavaliere, ndr). E' meglio capire e decidere cosa si vuole fissare in un'immagine, e quindi prepararsi e cercare di immortalare quel momento, o quel gesto: ma non funziona sempre!

C'è un torero che ti piace fotografare, più di altri? Un'arena dove preferisci scattare? Una ganaderia?

Ho amato tantissimo fotografare Cesar Rincon, uno dei toreri più importanti della mia vita tanto di aficionado che di fotografo. Non ho mai veramente riflettuto sul perché: forse perché la sincerità del suo toreo si percepiva anche attraverso l'obiettivo, attraverso le foto. Luis Francisco Esplà pure è un personaggio molto raro da fotografare, e quindi più prezioso. Tra le arene non ho particolari preferenze, salvo forse per quello dove la serietà e l'importanza del toro già danno una prima emozione, che non si più ignorare. Quindi Madrid, pur se la luce de Las Ventas e il contesto rendono il lavoro più difficile, poi Vic e Ceret, ovviamente. Ma questo tipo di corrida non è automaticamente la più semplice da fotografare. Per gli allevamenti, l'Extremadura è emozionante. La tenuta di Adolfo Martin è di una bellezza inaudita, specialmente in primavera e soprattutto quando i tori non avevano le fundas (protezioni per le corna, molto criticate dagli aficionados, in voga da un paio di anni tra gli allevatori - ndr). Le fundas per un fotografo sono molto peggio che una limatura alle corna, sono oscene per il fotografo e per l'appassionato.

Cosa consigli a chi volesse diventare fotografo taurino?

Non molto, se non farlo provando a divertirsi e per passione.

(la foto del toro di Bastonito)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

OT: che cosa pensate delle dichiarazioni di Morante a proposito della medaglia d'oro conferita a Rivera Ordoñez e alla seguente repicca di Cayetano, che ha posto un veto rifiutandosi di toreare nelle stesse corride di Morante?

Anonimo ha detto...

Questa è la dichiarazione di Morante dopo la notizia della concessione della medaglia d'oro al merito delle belle arti a Francisco Rivera Ordoñez:

"Me parece una verguenza, creo que es un ejemplo claro y grande del conocimiento que los responsables de conceder este galardon tan supuestamente importante tienen sobre el toreo y sobre el arte."

Anonimo ha detto...

Bravo Morante, ha ragione, se lo stesso valore lo mette anche toreando diventerà veramente un gran torero.

Saluti

Marco

RONDA ha detto...

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